5) Meteostoria: eventi meteo estremi del periodo 1930-1959

Reanalisi degli eventi meteo più rilevanti dal 1836 in poi

Di Claudio Giulianelli

Villa San Giovanni in Tuscia (VT), 31 Gennaio 2021 – Siamo tornati con un nuovo appuntamento alla scoperta dei più grandi eventi meteorologici di caldo e freddo che hanno riguardato il periodo dal 1836 in poi. Siamo arrivati nella fase centrale del ‘900. Essendo in un epoca relativamente recente, quantomeno un minimo documentata in rete e nei ricordi degli anziani, alcuni di voi si aspetteranno già di leggere tra gli eventi estremi alcuni famosi, quali quelli che hanno ispirato la canzone di mia martini sulla nevicata del 56’ presentata al festival di Sanremo, ma ci sono anche altri eventi meno famosi e di grande rilievo in questo periodo, specie per una significativa nevicata di natale!

Vediamo in generale le caratteristiche presentate da questo trentennio:

Avevamo già visto nel trentennio precedente che gli inverni erano meno freddi, specie tra gli anni 10′ e gli anni 20′. Questo trend prosegue anche negli anni 30′ che presentano lunghi periodi anticiclonici simili a quelli dei giorni nostri, o anche principalmente piovosi. Non mancano mai le ondate di freddo, si tratta dunque di inverni che ancora non hanno mai raggiunto la stasi estrema dei recenti inverni come il 2019/2020 o il 2015/2016. Anche le nevicate in collina vi sono quasi sempre e generalmente più di un episodio a inverno, seppur minimo. Dagli anni 40′ sono tornati inverni in cui poteva essere davvero persistente una circolazione fredda e nevosa, a tratti fino alle coste laziali, nonché alcuni eventi estremi di gelo (estremi per i nostri ultimi 3 decenni).

Le estati invece sono spesso moderatamente calde, negli anni 40′ non troppo dissimili da quelle nostre contemporanee, con alcuni picchi di caldo davvero rilevanti seppur non eccezionali come alcuni raggiunti in tempi recenti. Per le estati, il discostamento maggiore rimane con la seconda metà dell’800′ quando le estati erano decisamente più fresche di queste del ‘900. Poca differenza invece col trentennio precedente, con una maggiore ingerenza africana negli anni ’40 ed estati meno calde negli anni ’50.

Le mezze stagioni non presentano picchi significativi, infatti rispetto al trentennio precedente e a tutti i trentenni precedentemente analizzati le ondate di freddo novembrine consistenti stanno decisamente diminuendo (nel trentennio precedente a novembre si erano verificate svariate avvezioni invernali con temperature sotto la media anche per essere gennaio. Vi sono stati alcuni eventi di rilievo, specie in primavera, ma sembrano essere più puramente casuali che costanti negli anni. Andiamo ora in ordine nel riepilogare tutti gli eventi importanti del trentennio.

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Questa ondata di gelo del 20 gennaio 1935 è l’unico evento fuori scala rispetto ai nostri giorni. Un freddo davvero intenso, con una -13 ad 850 hpa di quota (1550 metri circa) su Roma e una -14 su Viterbo, una -15 sulle zone nord del nostro territorio. Data la natura dell’aria, le temperature potrebbero essere rimaste ampiamente sotto lo zero di giorno sia a Viterbo che a Roma! (verificabile con i dati delle stazioni storiche di queste due località). La giornata di ghiaccio potrebbe in effetti esservi stata anche sulle coste, pressoché ovunque! Il tutto accompagnato da forti venti di tramontana e grecale a rendere ancor più difficile la permanenza all’aria aperta, un clima davvero gelido per un’ondata di gelo che non ha nulla da invidiare ad altre viste nell’800!

Andando avanti negli anni ’40, segnaliamo proprio il 1940 con un dicembre e gennaio freddissimi, ripetutamente freddi per reiterate discese artiche senza mai raggiungere picchi eccezionali o quasi, e con molta neve caduta anche in pianura. Ma è a dicembre che arriva non solo il gran gelo, ma anche la prima evidente nevicata natalizia fino a Roma e coste di tutta la serie storica fin ora analizzata, dal 1836!

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Nuova potentissima ondata di gelo, con una -14 sia su Roma che su Viterbo, intensità paragonabile a quella del ’35, dato l’ingresso da est si tratta ancora una volta di un ingresso generalmente secco per le regioni tirreniche, a meno di sfondamenti con deboli nevicate. Lo scenario è comunque lo stesso descritto per l’ondata di gelo precedente, di nuovo stare all’aria aperta con questi venti forti continentali e temperature decisamente sotto lo zero anche di giorno, appare difficile!
Ma ecco che veniamo alla nevicata di Natale.
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Nulla da aggiungere su questo evento che potremmo definire come la nevicata perfetta, il giorno della vigilia infatti si nota come le isobare al suolo (linee bianche) vadano incurvandosi in prossimità della Corsica, dove staziona quella massa d’aria molto fredda (isoterme fino a -10 nella carta delle temperature, ad 850 hpa). Quella curvatura in formazione è segno che si sta formando un minimo di pressione e dunque con annesso fronte. Nella carta del giorno di Natale questo vortice è avanzato verso il centro Italia, investito dal fronte col suo carico di fenomeni, nevosi dato che si accompagna con temperature ad 850 di -6/-7 e con un gran gelo arrivato la settimana precedente. Di tale evento esistono anche foto in rete di Roma innevata.
Segnaliamo anche un’ondata di caldo piuttosto rilevante a luglio, contestualizzata in un’estate generalmente calda.

Andando oltre, troviamo questo evento davvero importante.
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La terza pesantissima ondata di gelo di questa serie storica al termine della seconda guerra mondiale, un’intensità anche di poco maggiore alle due precedentemente viste, abbiamo infatti una -14 abbondante su Roma e l’isoterma -15 probabilmente fin su Viterbo.
Da segnalare, a maggio dello stesso anno, una lunga e forte ondata di calore.
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Con un anticiclone africano così forte e saldo sull’Italia, così vasto e con un’isoterma come la +20/+21, le massime anche in collina potrebbero aver superato i 35 gradi. Senza dubbio una delle scaldate maggioline più forti viste finora! E di assoluto rilievo anche per i giorni nostri, sicuramente almeno ai limiti dell’estremo per ciò che abbiamo visto negli ultimi decenni.
Andando avanti con gli anni ’40 si trovano altri picchi di caldo molto intenso.
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Entrambe le ondate di calore di intensità simile, molto probabili sono i 40 gradi su tutte quote di pianura e tratti della collina delle zone interne, ma valori prossimi possibili anche altrove. Come isoterme, queste due ondate di calore sarebbero di rara potenza anche per i giorni nostri, paragonabili alle più forti avutesi negli ultimi 10 anni (metà agosto 2019 , al secondo posto per gli ultimi 10 anni come isoterme ad 850 hpa).

Incredibile ondata di “freddo”, relativamente al periodo, nel luglio del 48
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L’isoterma +4 ad 850 hpa entra in maremma. Ebbene si, a 1550 metri 4 gradi!! A luglio è una temperatura semplicemente folle, assolutamente fuori scala per ciò che abbiamo visto negli ultimi tempi, nonché una delle più significative viste finora!
Ci sono un paio di ondate di gelo che è giusto citare, 23 gennaio del ’47 e 3 febbraio del ’49, in quanto di intensità assolutamente paragonabile alla più intensa degli ultimi decenni (come isoterme ad 850 hpa), che è rappresentata da quella di inizio gennaio 2017. Essendovi però state ondate di gelo più forti, come quelle già mostrate, non ne riserveremo ulteriore spazio in questo articolo, si tratta inoltre di freddo secco. Naturalmente giornate di ghiaccio saranno state possibili fino alle basse colline, come è stato nel gennaio 2017.
Sempre nel ’49, ma a marzo, nuova ondata di gelo. Segnaliamo questo evento non solo perché estremo per marzo, ma perché assolutamente estremo anche rispetto a tutte le ondate di gelo viste negli ultimi decenni!
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Intensità paragonabile alle prime viste. Soltanto che siamo a Marzo! Con maggior ragione, roba mai vista nella nostra epoca! Una -13 su Roma e una -14 su Viterbo. Data la natura dell’aria non proprio continentale, potrebbero esservi state delle temperature simili a quelle di gennaio 2017 o anche leggermente più alte, ma si tratta comunque di valori storici per il mese di marzo!

Veniamo agli anni ’50, dove c’è meno da segnalare. Il successivo evento eccezionale è infatti, il febbraio del ’56
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Anche i non assidui seguaci della meteorologia conoscono questa data importante per la meteorologia, famosissima per le intense nevicate che hanno coinvolto tutte le nostre zone fino alle coste e con accumuli talvolta ingenti. Nonostante tutto, le nevicate più forti sono avvenute con isoterme molto fredde ma non eccezionali. Vi è stato questo picco assolutamente molto intenso a metà febbraio, con isoterme di poco inferiore a una -13 a Roma e a metà tra una -13 e una -14 per Viterbo. Un gelo, di nuovo, mai visto ai giorni nostri! Ma ciononostante le ondate di gelo degli anni ’40 sono state più forti! Come temperature al suolo le intense nevicate che hanno preceduto questo picco di freddo, grazie all’albedo, hanno poi di fatto reso possibile la quasi frantumazione di alcuni record, infatti per questo evento la stazione del collegio romano segna un picco minimo di -6°C, che è nella top 5 delle temperature più basse mai misurate dalla stazione dal 1836!

Ha fatto seguito una primavera davvero fredda, ed eccoci a segnalare una delle più intense ondate di freddo in aprile viste sin ora
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Una -8 ad 850 hpa è venuta a toccare le zone nord dei nostri territori (alto viterbese, alto orvietano, bassa toscana).
Paradossalmente, c’è da dire che in precedenza di ondate di freddo ad aprile se ne sono contate pochissime perché il freddo entrava sempre dalla valle del rodano, portando la neve sui nostri monti. Questa ondata di freddo è secca ma anche decisamente più intensa. Sotto questo aspetto questa ondata di freddo somiglia più a situazioni recenti apriline che passate, vi sono state infatti ondate di freddo anche in recenti mesi di aprile (dopo il 2000).

Non si può non mettere in risalto un’ondata di freddo ad inizio maggio davvero importante per il periodo
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Un’isoterma come la 0/-1 è infatti tipica di gennaio ai nostri giorni, e in quanto a isoterme a 850 hpa, un tale picco di freddo non è stato raggiunto neanche nel freddissimo maggio 2019, quando temperature quasi invernali si fecero sentire su tutte le nostre zone, mese che rappresentò un apice del freddo per la climatologia degli ultimi 20 anni ed oltre.

Nient’altro di estremo da segnalare. Da notare che rispetto ai trentenni precedenti, sono diminuite le segnalazioni di estreme ondate di freddo, specie rispetto ai due primi trentenni visti, quelli ottocenteschi, quando le ondate di gelo più intense di quella del gennaio 2017 erano talmente tante che qualcuna non è neanche stata riportata, se non giusto citata. Per le ondate di caldo, sono aumentate le segnalazioni di quelle estive rispetto al trentennio precedente, ma un periodo analogo con estati calde e picchi davvero molto caldi lo si era avuto anche nel primo trentennio visto , tra il 1836 e il 1869. In effetti, vedendo solo queste reanalisi, la sensazione che si ha è che il primo trentennio analizzato fosse nel complesso non molto più freddo di questo, sicuramente vi erano più ondate di freddo e più estati fresche, ma in termini di picchi di freddo non erano molti di più. Il periodo più freddo rimane sicuramente la seconda metà dell’800 e specie alla fine dell’800.

Col prossimo trentennio ci catapulteremo in pieno dopoguerra e ci avvicineremo a delle date di cui un discreto numero di persone cominciano ad aver ricordi, vedremo infatti gli anni ’60, ’70 ed ’80.