Il clima italiano sta diventando sempre più estremo?
Di Francesco del Francia
Giunge sempre più all’occhio, specie negli ultimi anni, come il clima italiano stia tendendo sempre più ad una radicale estremizzazione. Quello a cui mi riferisco non è il classico discorso sulle estati troppo calde, le cosiddette estati record o sulla caccia del nuovo primato per il valore minimo registrato nella valle del Primiero in Trentino, ma ad un discorso che dovrebbe riguardarci molto più da vicino, quello sulle precipitazioni atmosferiche.
Senza andare troppo indietro nel tempo, basta ricordare gli eventi alluvionali che tra fine ottobre ed inizio novembre 2011 colpirono alta Toscana, Liguria, Roma e successivamente, dopo poche settimane, Sicilia e Calabria. Sono questi i settori maggiormente colpiti da fenomeni temporaleschi estremamente violenti, ovviamente stiamo parlando di precipitazioni concentrate in poche ore e che hanno quasi sempre determinato importanti stati di allerta di tipo idrogeologico.
L’italia con la sua particolare morfologia che supporta una varia e peculiare presenza di brevi quanto pericolosi corsi d’acqua, risulta esposta quasi interamente (circa l’82% dei comuni italiani) ai rischi del caso. Risulta doveroso fare una distinzione, mentre Sicilia e Calabria hanno continuato a ricevere importanti apporti pluviometrici anche nei primi mesi del 2012, quasi sempre localizzati in poche ore con i conseguenti rischi del caso, Liguria e Toscana non hanno praticamente più visto l’ombra di una goccia cosi’ come buona parte del nord ed in particolare del nord-est italiano.
Non voglio entrare nello specifico né dilungarmi sulle cause ampiamente esposte e riproposte nell’immediato post-evento, purtroppo però i fatti dimostrano quanto la percezione del pericolo nei confronti di questi fenomeni svanisca dalla memoria collettiva in maniera estremamente facile. Con una formula matematica estremamente banale e facilmente comprensibile da tutti si potrebbero riassumere le principali cause meteorologiche che riguardarono l’alluvione ligure:
∑ A + B + O + C
A = Anomalia altopressoria di diverse decine di giorni che ha consentito un surplus di calore latente sul Mediterraneo;
B = Bassa pressione Atlantica con conseguenti spifferi freschi e successivo blocco altopressorio ad est;
O = Orografia, morfologia e predisposizione di un determinato luogo (linea di shear e canalizzazione ad opera di Corsica e Sardegna) ad un determinato tipo di evento;
C = Convergenza della ventilazione (per esempio Scirocco ed aria fredda padana al suolo, Libeccio in quota) che tende a favorire lo sviluppo di celle autorigeneranti.
Si è arrivati poi alla primavera astronomica con un allarmante livello di siccità e con terreni che denominarli aridi sarebbe estremamente superficiale. Questa alternanza di siccità a fenomeni precipitativi di una certa rilevanza rischia di essere un mix esplosivo, visto che i terreni in questo stato non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e che tenderebbe ad allontanarsi per scorrimento. E’ senza dubbio auspicabile il ritorno delle piogge per cercare di limare il deficit idrico che attanaglia diverse regioni dello Stivale, specie se si tratta di precipitazioni non localizzate nel tempo e nello spazio, diciamo pure democratiche e di entità al più moderata. E’ senza dubbio anche auspicabile, approfittando delle suddette alte pressioni, l’intervento delle Amministrazioni in termini di prevenzione e manutenzione dei corsi d’acqua e che le persone si rendano conto dell’effettiva importanza delle precipitazioni atmosferiche.
Sono consapevole che le giornate di bel tempo accompagnate da temperature miti sono piacevoli e largamente apprezzate ed osannate, ma sarebbe da ipocriti invocare le piogge solo quando si rischia di non veder più uscire acqua dai rubinetti. Insomma Signori, il sogno di un clima esente da situazioni estreme è decisamente utopico ed irreale, prendiamo atto di questo ulteriore mutamento verso condizioni atmosferiche sempre più diametralmente opposte cercando di incrementare i livelli di sensibilizzazione e di responsabilità verso la meteorologia, la natura e verso la nostra vita, l’acqua.