Inno alla prevenzione meteorologica, inno alla Natura. Considerazioni sugli episodi alluvionali del Novembre 2012.
di Francesco Del Francia
Dopo giorni che hanno caratterizzato quasi tutta la mia quotidianità con una fase previsionale e di monitoraggio intensa, dopo quello che è successo, mi sembrava giusto scrivere qualcosa… Che verba volant e scripta manent purtroppo lo sappiamo tutti.
Quanto accaduto in alcune zone della nostra penisola dall’11 Novembre 2012 e per il resto del mese (tra queste le province di Massa Carrara, il grossetano, Orvieto, Montalto di Castro, Acquapendente…) è stato qualcosa di straordinario, eccezionale, ma attenzione a fraintendere il termine straordinario.
Il nodo focale è proprio questo, l’italiano medio o peggio ancora il Governatore medio ha la presunzione di credere, quasi con certezza, che eventi di questo tipo siano da considerarsi straordinari, eventi che si ripresentano Una Tantum.
Questa erronea interpretazione di straordinarietà fa si che da decenni non vi siano investimenti che mirino a livello preventivo, mi riferisco alla manutenzione dei fiumi, alla creazione di strutture che in caso di necessità riducano a monte la portata del corso d’acqua, alla creazione di casse di espansione e di scolmatori, alla manutenzione dei fossi e dei torrenti, dei canali di scolo, delle zone franose, ecc…
Bene, questo è appurato, su larga scala la prevenzione è pressoché assente, ma almeno, direte voi, si farà del serio monitoraggio a livello provinciale, ci saranno collaborazioni tra enti specializzati e comuni che riescano a gestire situazioni d’allerta? Macché… Nulla di tutto questo.Ma allora di che cosa stiamo parlando, di aria fritta? Non so se ci rendiamo conto della gravità della situazione, tutto è affidato alla buona volontà di qualche meteorologo e alla veramente isolata e sporadica presenza di residui centri di monitoraggio sparsi qua e là… Tutto è affidato troppo spesso alle preghiere.
Eventi alluvionali sono sempre successi anche all’era dei nostri nonni, sono sempre successi anche nel ventennio 1965-85, quando ad esempio a livello provinciale c’erano fior fior di stradini e cantonieri che lavoravano, pulivano e sistemavano e che multavano i proprietari terrieri se quest’ultimi non facevano manutenzione dei canali e dei confini tra le loro terre ed il suolo pubblico.Ora, le terre sono state abbandonate in molte aree visto che l’agricoltura non è più considerata conveniente, i cantonieri hanno subito un taglio di personale drastico ed i proprietari terrieri magari passano in quella zona solo due volte all’anno, infischiandosene di norme andate a decadere.Questa detta poc’anzi è solo una piccolezza, ma ci fa capire come in tutti i fronti che mirano alla salvaguardia e alla prevenzione si è smesso di combattere, se disagi e danni ci sono sempre stati e c’erano anche con una discreta manutenzione, senza di essa cosa vogliamo aspettarci, anzi di cosa ci lamentiamo? Anche troppo bene spesso vanno a finire questi eventi…
Si sottovaluta questo problema a livello nazionale, c’è disorganizzazione nei momenti di allerta, c’è disinformazione e a volte anche poca competenza… C’è solo la buona volontà di qualche persona.Quello che vorrei far capire è questo, quando la “forza della natura” fa veramente sul serio non c’è e non ci sarà mai prevenzione o monitoraggio che riuscirà ad annullare definitivamente danni a cose e persone, quindi a maggior ragione se queste due attività non vengono fatte, anche casi meno violenti vengono etichettati come calamità. Se queste due attività non vengono fatte, spesso non si riesce a salvare nemmeno il salvabile.
L’italiano o il Governatore medio ragiona così: “Ma se la natura fa veramente sul serio solo due volte su dieci, allora che senso ha investire soldi a livello preventivo?”Mai ragionamento più sbagliato di questo!!!. E le altre otto volte su dieci? Le altre otto volte su dieci è come se la natura facesse sul serio visto che siamo senza manutenzione. Ma questi danni vogliamo riuscire a limitarli una buona volta o no? Oppure vogliamo far passare ogni evento violento per alluvionale?Riallacciandomi al discorso iniziale, il concetto di straordinarietà di un evento comincia a scricchiolare già a livello provinciale, si nota infatti come ci siano luoghi statisticamente più bersagliati da eventi simil-alluvionali o precipitazioni autorigeneranti (dovuti anche alla conformazione morfologica ed alla risposta territoriale), figuriamoci a livello Nazionale dove negli ultimi 5 anni abbiamo avuto in media tra i 3 ed i 4 eventi alluvionali all’anno!
Tra l’altro la cosa più importante da comprendere è proprio questa, se la prevenzione spalmata in 3 anni costa ad esempio 50 milioni di euro e la calamità costa in un sol giorno 350 milioni di euro, secondo voi cosa converrà fare?Le cifre citate in precedenza risultano piuttosto ipotetiche, ma risulta una ovvietà comprensibile a tutti di quanto denaro l’attività preventiva faccia risparmiare alle tasche dei cittadini.Credo sia ora che la gente si faccia sentire, bisogna invertire la rotta sotto questo punto di vista, bisogna che si creinocentri provinciali che riescano a coordinare le emergenze meteorologiche sia a livello preventivo che ad evento accaduto, bisogna assolutamente reinvestire del denaro pubblico per la salvaguardia pubblica.E’ giusto, a mio avviso, non mollare e mantenere alta la guardia.