Mini Lake-Effect Storms
di Francesco del Francia
Il Lago di Bolsena, famoso per essere il lago di origine vulcanica più grande d’Europa, è molto noto per chi è delle mie parti anche come punto di refrigerio prediletto durante il periodo estivo.
Ha una superficie di circa 114 km² con una profondità massima di circa 151 m nei pressi del centro dello stesso e una profondità media di 80 m.
Risulta abbastanza scontato (ma comunque interessante) sapere come il lago riesca a modificare il microclima dei paesi circostanti, in particolare i valori termici in base alla direzione di provenienza della ventilazione e in maniera meno accentuata anche i valori igrometrici e pressori.
Risulta molto meno scontato e di notevole interesse capire come la temperatura delle acque lacustri riesca ad interferire con l’accrescimento dei cumulonembi temporaleschi e in senso lato (implicazione logica) con la distribuzione annuale delle precipitazioni in talune aree.
Analizziamo la slide sottostante riferita al 12 Luglio 2006, anno in cui l’estate italiana mantenne connotati termici variabili con periodi freschi e piovosi (prima metà di Giugno ed Agosto) alternati a periodi cadi di origine Africana (seconda metà di Giugno e tutto Luglio).
Si evince candidamente, grazie alla scala graduata, come la parte occidentale del lago di Bolsena possieda temperature delle acque superficiali giornaliere mediamente tra 1° C e 2° C più alte rispetto ai settori orientali.
Ovviamente la proporzione varia in base alle diverse circostanze meteorologiche o alle tempistiche di misurazione, ad ogni modo questo dato risulta indicativo ma molto utile ai fini del nostro ragionamento.
Ammettiamo uno sviluppo temporalesco tardo estivo (seconda parte di Agosto-Settembre), in particolar modo convettivo, in procinto di innescarsi nelle vicinanze nella sponda meridionale del lago di Bolsena (correnti alle medie quote con direzione S – SSW – SE, correnti al suolo molto deboli o assenti).
L’apporto di umidità e vapore acqueo presente sopra o nelle immediate vicinanze del lago (in questo preciso periodo dell’anno) rispetto alle calde terre circostanti, genera un surplus energetico di elevata qualità che potrà essere tranquillamente sfruttato durante la fase di accrescimento delle celle temporalesche.
Entrando più nel tecnico, anche se il gradiente termico verticale probabilmente perderà qualche punto (acqua più fredda della terraferma) aumenterà sensibilmente il gradiente igrometrico (aria maggiormente umida nei bassi strati).
Il Dew-Point, che in questo caso fornisce una rappresentazione semplificata del carburante a disposizione per lo sviluppo temporalesco, risulta ovviamente legato al gradiente igrometrico dimostrando quanto il prepotente aumento di umidificazione indotta possa farci tranquillamente rinunciare ad un gradiente termico migliore.
Come conseguenza vediamo come, tra l’ottavo e il nono mese dell’anno, potrebbe crearsi un “canale preferenziale convergente” verso l’area gradolese per eventi convettivi maggiormente vivaci sia a carattere di rovescio che di temporale.
Con correnti in quota da S sfruttando anche le vaste pianure ad est di Piansano ed Arlena (caratteristica importante per la convezione) saranno le zone vicino Gradoli quelle ad essere interessate maggiormente, viceversa con correnti in quota da da N (NW o NNE) risulteranno le zone vicino a Valentano le più colpite.
Si stima (in maniera non scientifica e non rigorosa) esclusivamente nei mesi di Agosto e Settembre, percorrendo una stagione con condizioni favorevoli alla convezione, che l’umidificazione indotta generata dal surplus termico della acque occidentali del lago possa portare, nelle aree sopra citate, ad un aumento del cumulato precipitativo bimestrale oscillante tra il 20% e il 40% localmente.
Troviamo un piccolo riscontro di questa teoria grazie alla buona analisi climatica svolta in questi ultimi anni e ad un più attento sguardo critico da volgere in futuro che potrebbe confermare in maniera netta come alcuni paesi tra cui in primis Gradoli, Grotte di Castro, Valentano e in secundis (in maniera più attenuata) San Lorenzo Nuovo, Marta e Capodimonte risultano talvolta influenzati per quanto concerne la maggiore intensità delle manifestazioni temporalesche.
A riprova di quanto fin’ora riportato abbiamo anche delle interessanti carte pluviometriche del bacino Vulsino dal 1931 al 1990 fornite da un documento redatto da S.T.e.G.A di Viterbo che si occupa degli studi di Geologia applicata.
Sia dalla prima rielaborazione storica del trentennio ’31 – ’60 che dalla seconda riguardante il trentennio ’61 – ’90 si comprende quanto la parte occidentale del lago (e relativi paesi limitrofi)
abbia accumuli annui decisamente maggiori rispetto a tutti gli altri settori, a parità di condizioni morfologiche.
I settori con colorazioni accese (e quindi con maggiori accumuli) posti a ENE del lago rappresentano l’area dei Monti Volsini, che possiedono una orografia maggiore (con picchi anche superiori ai 600 – 630 m) e che quindi risentono essenzialmente di fattori di natura morfologica e altimetrica che alimentano la loro piovosità annuale.
Restando in range collinari (300 – 450 m) e ritornando alle aree occidentali del lago di Bolsena confermiamo come i maggiori accumuli annui di queste aree rispetto a tutti gli altri settori prossimi al lungolago dipendano per larga parte dal migliore posizionamento rispetto ai fronti tirrenici in entrata e in piccola parte (variabile da zona a zona) anche da quell’incremento bimestrale tardo-estivo dovuto alla probabile intensificazione dei fenomeni convettivi.
Il Lake-Effect Storms è una consuetudine della regione dei Grandi Laghi negli Usa dove i vari lago Superiore, Michigan, Huron, Eire e Ontario fanno sentire tutto il peso della grande estensione superficiale di acqua dolce, in Italia qualcosa di simile, ovviamente con effetti notevolmente attenuati, lo ritroviamo nei pressi del lago di Garda.
Nel nostro piccolo, come abbiamo degnamente spiegato, possiamo accontentarci solo di avere un Mini Lake-Effect Storms che tuttavia risulta rilevante per il nostro antico territorio Etrusco.