1) Meteostoria: eventi meteo estremi della prima metà dell’800

Reanalisi degli eventi meteo più rilevanti dal 1836 in poi

 

Di Claudio Giulianelli

Villa San Giovanni in Tuscia (VT), 11 Luglio 2020 – Questo articolo sarà il primo di una breve serie di articoli in cui vi mostreremo eventi meteo del passato particolarmente significativi per il nostro territorio, per quello che è il clima dei nostri giorni. In sostanza, eventi meteo estremi (non le alluvioni, in quanto lo scopo sarà farsi un’idea sul cambiamento climatico degli ultimi 200 anni).
La nostra reanalisi partirà, pensate, dal 1836! Già, perchè la ricerca scientifica che si occupa di questo settore ha permesso di ricostruire l’evoluzione meteo anche di due secoli fa. In particolare le reanalisi che vedremo in questo articolo è possibile trovarle sul sito http://www.meteociel.fr. Nel menù del sito, sulla sinistra, troverete due voci: reanalyses NCEP e reanalyses CEP-ERA. Queste reanalisi sono della NCEP, mentre quelle CEP-ERA partono solo dall’età contemporanea. Come vengono eseguiti questi studi non ci è noto. Sappiamo dire soltanto che le reanalisi CEP-ERA vengono fatte dal centro meteo europeo ECMWF che è il più prestigioso al mondo. Ciononostante anche le reanalisi NCEP hanno valore scientifico e quindi ne vale la pena prenderle in considerazione. Noi ci limiteremo ad analizzare le carte sinottiche, ignorando come sono state ricostruite.
Questo lavoro ci aiuterà anche ad avere un’idea di quanto sia cambiato il cima rispetto al passato, tema questo molto attuale e che fa discutere. Quando arriveremo agli anni 2000 infatti potremo confrontare gli eventi meteo recenti rilevanti con quelli dei due secoli precedenti e fare delle riflessioni sul cambiamento climatico negli ultimi 200 anni.

In questo primo articolo riporteremo una sintesi generale di ciò che si è constatato sul clima dell’epoca. Dal prossimo riporteremo gli eventi meteo estremi dei primi 30 anni di reanalisi disponibili sul sito, partendo dal 1836 al 1866.
L’obiettivo degli articoli sarà focalizzato al cambiamento climatico sui nostri territori,ma facciamo prima una premessa sintetica sul clima a larga scala per avere un quadro generale in cui andare a collocare gli eventi mostrati.

Forse ognuno di noi ha una sensazione diversa di come si sia evoluto il clima. In tanti si aspetteranno sicuramente inverni lunghi e freddi ed estati fresche per questa parte dell’800. Eppure, non è così semplice notare delle differenze rispetto al clima attuale. Vedremo infatti episodi di caldo estivo davvero intensi, cose che a malapena riusciamo ad immaginare. D’altra parte però, è innegabile che gli inverni fossero effettivamente più freddi. Ma c’è sempre da tenere in considerazione che la variabilità meteo tipica delle nostre latitudini vi è sempre stata: questo vuol dire che l’inverno la gran parte delle volte non era esente da periodi anticiclonici miti e soleggiati con temperature diurne dal sapore primaverile, periodi che potevano durare anche una settimana. Vi sono stati, tra l’altro, molti natali anticiclonici in cui sarebbe senz’altro stato piacevole farsi una passeggiata all’aria aperta la mattina di Natale. Stessa cosa per le mezze stagioni, con alternanza di periodi piuttosto miti come capita ai nostri giorni e qualche ondata di freddo. Non è inusuale trovare mesi di maggio più simili a giugno con temperature che più volte sono salite sin verso i 30 gradi. La davvero significativa differenza col clima attuale la si trova nella stagione invernale, o più in generale nel semestre freddo (novembre-aprile). Abbiamo detto che la stagione non era esente quasi mai da temperature fuori stagione, però questi periodi erano relativamente brevi rispetto a quelli di freddo moderato o forte e molto più frequenti. Gli episodi nevosi erano anch’essi decisamente più frequenti rispetto ai giorni nostri, e la media nivometrica di toscana e lazio si è ridotta drasticamente. La neve arrivava quasi tutti gli inverni e svariate volte nel corso della stagione, con episodi anche significativi e sin sulle coste. Il freddo, spesso, era di provenienza “europea”: sappiamo che per avere una discesa di aria fredda serve che vi sia una risalita di aria calda verso l’oceano atlantico settentrionale ed il circolo polare artico in generale. Ma il continente europeo, 200 anni fa, si raffreddava molto più di oggi. Il gelo era permanente in area russa e scandinava,il che fa pensare che il mar Baltico fosse soggetto a congelamento per la quasi totalità delle sue acque sin quasi alla Danimarca, e che la banchisa artica potesse spingersi a latitudini molto inferiori di quelle attuali (il limite attuale è rappresentato dalle isole Svalbard, all’epoca il ghiaccio sicuramente conquistava tutto il mar glaciale artico russo, e probabilmente sin quasi a capo nord, in scandinavia). L’immediata conseguenza di ciò era che anche con una spinta anticiclonica non troppo a nord, il gelo intenso veniva pescato dalla zona europea e colate gelide sull’Italia dunque erano decisamente più frequenti.
Per dare un’idea di come sia cambiato l’inverno europeo, basti pensare che Mosca per la gran parte della stagione si veniva a trovare sotto l’isoterma -20 a 1500 metri. Ai nostri tempi una tale isoterma rappresenta un’ondata di gelo considerevole per la città russa, le isoterme a 850 hpa vedono l’ingresso frequente della -12 ma difficilmente si spinge a temperature inferiori, e non mancano persino le giornate di disgelo durante la stagione.

In sostanza, vi era un clima più estremo. Le estati erano calde, non troppo dissimili da quelle attuali e con qualche episodio di caldo intenso. Gli inverni erano freddi, con qualche episodio di freddo intenso. Ai nostri tempi a portare in alto l’asticella del trend climatico sembra essere soprattutto l’inverno, la stagione che più si è scaldata ed in modo anche marcato rispetto alla prima metà dell’800. Di conseguenza all’epoca vi era una maggiore escursione termica annua, non era poi così difficile fare 35-37 gradi di punta massima in estate e -8/-10 di punta minima in inverno per un clima di collina, quindi escursioni di 45 gradi circa, mentre ai nostri tempi estremi usuali possono essere 35 e -2.

A cosa è dovuto questo riscaldamento degli inverni in Europa e sul mediterraneo? Anche qui non è proprio semplice incolpare il riscaldamento globale, si può notare infatti un segnale ben più evidente: l’assetto del vortice polare in inverno. Il vortice polare, ossia, detto superficialmente, il lago di aria gelida che staziona alle latitudini artiche, prediligeva il lato russo del mar glaciale artico, piuttosto che quello canadese come invece succede praticamente sempre negli inverni attuali. Questo spiega il significativo aumento termico nell’inverno europeo e russo e il raffreddamento invece di quello americano, che negli ultimi anni ha avuto episodi di gelo davvero significativi. Ciononostante è anche innegabile come il lago gelido sopra il polo fosse più esteso di quello attuale. Un insieme di fattori dunque, non solo il riscaldamento globale, hanno contribuito al drastico cambiamento del clima di questa stagione.
In ultimo, c’è da annotare come, in tale contesto, l’inverno fosse anche più lungo, novembre infatti era un mese di transizione che in alcune annate poteva risultare più autunnale ed in altre più invernale, all’incirca la statistica sembra essere abbastanza equa. Episodi nevosi fino a bassa quota a novembre di tanto in tanto potevano capitare. Marzo il più delle volte era un mese che definiremmo invernale in piena regola con episodi anche molto freddi, mentre aprile, seppur mediamente più freddo, sembra avere una frequenza di ondate di freddo invernali poco più bassa. Le ondate di caldo ad aprile erano decisamente meno frequenti dei tempi attuali.

Finita questa premessa, passiamo ad analizzare nel prossimo articolo gli eventi meteo estremi per la nostra zona, compresa tra la provincia di Roma e di Grosseto a nord e di Terni ad est.